RIFLESSIONI SUGLI SCIOPERI CONTRO LA GELMINI
Si alle proteste, ma contro lo strapotere dei professori e tutelando il diritto allo studio. No alle strumentalizzazioni politiche e baronali.
Si alle proteste, ma contro lo strapotere dei professori e tutelando il diritto allo studio. No alle strumentalizzazioni politiche e baronali.
Le mobilitazioni di quest’anno contro il Ministro Gelmini sono tra le più imponenti degli ultimi anni. È necessario dunque che ciascuno di voi sappia di preciso di cosa parla il decreto approvato dal Governo in materia si scuola e università, per poter affrontare al meglio dibattiti, assemblee, riunioni e per pianificare la strategia da seguire.
Cominciamo con la scuola.
Innanzi tutto bisogna ricorda che non si tratta di una Riforma, ma semplicemente di un decreto.
Al primo punto il Decreto reintroduce l’“educazione alla cittadinanza e Costituzione”, praticamente la vecchia educazione civica.
Sono d’accordo. Su proposta dei ragazzi di AS Palermo, stiamo chiedendo al Ministro che le ore di questo insegnamento siano passate attraverso il volontariato, il servizio sociale, ecc…: mezzi questi che permettono una seria educazione alla cittadinanza più che ore di lezione frontale.
Tramite il secondo punto del decreto, invece, è reintrodotto il voto di condotta, che fa media con le altre materie. Verranno bocciati i ragazzi che otterranno un voto inferiore al 6.
In linea di principio, valutare i ragazzi anche in virtù del comportamento è una cosa giusta. Quello che Azione Studentesca fa notare è che questo strumento troppo spesso risulta un’arma in mano a professori faziosi e scorretti per punire ragazzi che magari non sono allineati con la linea ideologica del professore, o che si sono impegnati in manifestazioni ed attività studentesche. AS è quindi contraria al voto di condotta fino a che non sarà riformata la classe docente e finché non sarà creato un organismo provinciale di valutazione dei docenti. Chiediamo inoltre che vengano stabiliti parametri rigidissimi entro i quali circoscrivere l’utilizzo del 5 in condotta, per impedire un eccessiva discrezionalità da parte dei docenti nella bocciatura dei ragazzi per il comportamento.
Col terzo punto del decreto Gelmini, nella scuola elementare ritorna l’insegnante prevalente (non unico, ma prevalente!): come nel resto d’Europa (e in Italia fino a 15 anni fa) a seguire i bambini delle scuole elementari sarà un solo insegnante principale, affiancato da un maestro di religione e uno d’inglese.
Anche su questo si può essere d’accorso, a patto però che le economie risparmiate vengano reinvestite in servizi per gli studenti e soprattutto nell’edilizia scolastica.
Il quarto ed ultimo punto riguarda una vecchia battaglia di Azione Studentesca: il carolibri! Sarà infatti vietata, per cinque anni, la stampa delle “nuove edizioni” dei libri di testo, causa prima dell’aumento annuale del costo dei libri.
Finalmente! AS, che ogni anno organizza in molte zone d’Italia il “Mercatino del Libro Usato”, chiede da anni l’abolizione del libro di testo obbligatorio: bloccare le nuove edizioni è un primo passo in questa direzione, e comunque a favore di un minor costo dei libri di testo.
Un motto storico di Azione Giovani è “Essere, non apparire!”. Giustissimo in questo senso quindi l’uso del grembiule nelle scuole elementari, che educa i bambini a valutare gli altri in base a quello che sono e non alle apparenze, a stringere rapporti umani gli uni con gli altri, non sulla base di presunte disuguaglianze sociali basate sui soldi o sul modo di vestire del compagnetto di classe.
Si sta lavorando pure per introdurre delle “Classi ponte” per gi studenti immigrati che ancora non conoscono bene la nostra lingua o la nostra cultura. Penso questo sia giustissimo per favorire l’integrazione di questi bambini prima di poterli inserire nelle classi regolari dove così potranno partire ala pari con gli altri.
Bisogna anche combattere gli sprechi. Un professore in questi giorni mi ha detto: “tu hai mai chiesto al tuo preside di visionare il bilancio della tua scuola? Ci sono presidi e professori che guadagnano più dei soldi del proprio stipendio, con finti progetti messi in bilancio, ma mai realizzati nelle scuole”. Ecco perché certi prof hanno avallato gli scioperi degli studenti…
Passiamo all’università.
E’ evidente che in Finanziaria ci sono stati, almeno inizialmente dei tagli (legge 133). Anche se in misura nettamente inferiore a quanto è stato detto da questo pseudo movimento studentesco. Lamia posizione non può che essere contraria, se questi tagli saranno indiscriminati. Dobbiamo però avere coscienza che purtroppo il sistema economico mondiale è entrato in piena crisi, coinvolgendo anche l’Italia. Così come è vero che di raccomandazioni (il 30% dei docenti in Sicilia hanno lo stesso cognome!) e sprechi nel mondo studentesco ed universitario ce ne sono e anche troppi. Facciamo un esempio facile facile. un padre da una paghetta di 10 euro al figlio e questo figlio ha una tasca bucata per colpa della quale perde 5 euro di paghetta. Se anziché sprecare 5 euro a paghetta, il padre fa cucire la tasca dei pantaloni del figlio e gli riduce la paghetta a 7 euro, non ci guadagnano entrambi? Il padre risparmierà 3 euro e il figlio potrà spendere, meglio, 2 euro in più. Ecco, questo è quello che questo governo sta cercando di fare: tagliare questi sprechi.
Il punto più caldo riguardante l’Università è forse quello secondo cui esse potranno trasformarsi in Fondazioni. Tutti a gridare allo scandalo, contro una pseudo privatizzazione dell’Università. Ma così non è. Trasformandosi in Fondazioni, le università non diventano private, ma più semplicemente si aprono a collaborazioni coi privati. Quindi un privato può finanziare un progetto, può finanziare la ricerca, può acquistare spazi pubblicitari. E può farlo devolvendo all’Università dei soldi che altrimenti dovrebbe pagare allo Stato come tasse. Il privato è quindi invogliato ad investire nell’Università, pur restano a maggioranza pubblica. La sinistra fa finta di dimenticare, in questo caso, che il primo a teorizzare questa possibilità e ad indicarla come priorità fu proprio un famoso economista del PD.
Un secondo Decreto Gelmini sull’Università, approvato dal Consiglio dei Ministri a Novembre, ripone al centro della questione politica (per fortuna) il tema universitario. I punti rilevanti di questo decreto Gelmini, a mio parere, sono due: le risorse per gli studenti, la ricerca e i concorsi.
La prima di queste novità è rivoluzionaria: 135 milioni di euro in più per il fondo di finanziamento delle borse di studio consentirà di dare la borsa di studio a tutti gli aventi diritto, cioè a tutti gli studenti “meritevoli e privi di mezzi”. Chi conosce la storia di questo fondo sa che è l’incremento di risorse più forte di sempre. Questo intervento è rivoluzionario perché “ribalta” la logica del finanziamento del sistema universitario in quanto attualmente, uno studente capace e meritevole, ma privo di mezzi, non può scegliere in quale università andare a studiare, poiché molti di coloro che hanno diritto alla borsa di studio, poi non la ricevono per mancanza di mezzi. Ancor più vergognoso è che questa situazione sia “a macchia di leopardo”, cioè mentre in Lombardia, Piemonte, e altre (poche) Regioni tutti gli studenti idonei ricevono la borsa di studio, cosi non è nella maggior parte delle Regioni. In media, più del 20% degli idonei non riceve la borsa di studio per mancanza di fondi; ed in alcune Regioni del Meridione questa percentuale supera il 50%. Ecco perché un intervento che restituisca libertà di scelta a questi studenti deve essere accolto con grande piacere. Un ulteriore aspetto: chi aveva sollevato il tema dei tagli a questo fondo nelle scorse settimane? Tutti a preoccuparsi che il taglio dei fondi alle università avrebbe impedito di pagare gli stipendi, ma nessuno preoccupato per le borse di studio degli studenti. Oltre a queste risorse, sono stati stanziati ulteriori 65 milioni di euro per le residenze universitarie: anche questo è positivo per le ragioni di cui sopra, e perché queste risorse saranno utilizzate per finanziarie progetti già selezionati da una commissione qualificata nei mesi scorsi.
Infine, il tema della ricerca e dei concorsi. In generale, il provvedimento dice tre cose: che il blocco del turnover è mitigato (dal 20% al 50%), che la maggior parte dei nuovi posti (60%) deve essere destinato a giovani ricercatori, e che le nuove commissioni giudicatrici saranno sorteggiate anziché elette. In linea generale, le intenzioni sono buone, ed è positivo che si sia ridotto il blocco delle assunzioni che, sicuramente, è il punto da criticare dell’azione del Governo fino ad ora.
Ma l’aspetto più triste di questa vicenda è la strumentalizzazione politica. Si fa tanto un parlare tra noi studenti, del fatto che la politica debba stare fuori dalle scuole e del fenomeno del “baronato” nelle Università.
Tutti bravi a parlare, ma non ci siamo resi conto che questa contestazione è stata pilotata da una certa parte politica e da certi professori. Degli autorevoli sondaggi hanno infatti dimostrato che la maggioranza di chi ha scioperava non fosse in grado di illustrare il decreto Gelmini. E in ogni caso, non credo fosse il caso di fare tutto questo casino per un grembiule o per l’educazione civica né tanto meno sul controllo sui bilanci delle scuole e delle università, né tanto meno sul freno messo al carolibri!
Invece, in seguito alla legge si sono scatenate proteste da parte di professori e studenti di sinistra soprattutto contro il maestro unico (che diminuirà il numero di docenti, attualmente fra i più alti d’Europa, risparmiando un pò di soldi) e contro il voto di condotta. A seguito di queste manifestazioni Berlusconi ha dichiarato di voler impedire l’occupazione delle scuole attraverso l’uso delle forse dell’ordine. Sicuramente occupare non è legale ed è giusto che chi lo fa abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità (io per primo ai tempi della scuola fui denunciato dal mio Preside che poi ritirò la denuncia, ma mi tolse la gita del quinto anno), ma Azione Giovani si è espressa contro l’intento di Berlusconi, che rischia di demonizzare le proteste contrapponendo “gli studenti che vogliono studiare” ai manifestanti. Non si tratta di difendere le occupazioni (strumento di lotta che tra l’altro utilizzano anche i nostri ragazzi) ma dobbiamo ricordare che l’attività politica non può essere condannata in quanto tale: alle manifestazioni strumentalizzate dalla sinistra noi contrapponiamo le nostre manifestazioni contro lo strapotere dei docenti e per la centralità dello studente nel percorso formativo.
Per questo è necessario cavalcare la protesta in tutte le scuole spostandone però gli obiettivi: smascheriamo la sinistra che manifesta al fianco dei professori contro il governo e rovesciamo le proteste rivolgendole non contro la Gelmini ma contro la classe docente: impreparata, faziosa ed inadeguata a ricoprire un ruolo così delicato.
E’ una vergogna che in molte facoltà siano state sospese le lezioni, perché scioperare è un diritto non una imposizione dei professori, ed esiste pure il “Diritto allo studio” (per cui gli studenti universitari pagano almeno 98 euro solo nella prima rata!). A Catania durante i giorni della manifestazione, noi avevamo uno striscione “Non si fanno rivoluzioni a braccetto con i Baroni”.
La realtà è che la sinistra “post-sessantottina” è insorta perché la destra ha messole mani nella scuola e nell’Università, ovvero posti dove storicamente questi soggetti speculano politicamente da anni. Infatti agli studenti di destra è stato spesso e volentieri negato di partecipare ai dibattiti e alle manifestazioni. O sono stati aggrediti come a Pizza Navona a Roma. E non a caso ho visto ai cortei maestri e professori che portavano classi di ignari bambini a protestare: Vergogna!
Sempre a Catania qualcunaltro cantava: “Né rossi, né neri, ma liberi pensieri!”
Perché per fortuna non esiste solo la gioventù al soldo del “sessantotto”, dei baroni e della Cgil. Ma in Italia c’è un’altra gioventù, ignorata dalla disinformazione sessantottina, che vince e si afferma nelle scuole, nelle università, nelle piazze e nelle urne. La gioventù protagonista del cambiamento, che il 14 novembre scorso ha manifestato sotto il Ministero della Pubblica Istruzione a favore della Gelmini, che ha in questi giorni occupato simbolicamente le sedi della Cigl. Un altro passo verso la nuova contestazione inversa ed opposta al 68: le proteste di Azione Studentesca quindi si rivolgono contro lo strapotere dei professori e contro il voto di condotta, che vogliamo venga subordinato ad una riforma della classe docente e a rigidi criteri di applicazione a tutela degli studenti.
Giordano Sottosanti
Cominciamo con la scuola.
Innanzi tutto bisogna ricorda che non si tratta di una Riforma, ma semplicemente di un decreto.
Al primo punto il Decreto reintroduce l’“educazione alla cittadinanza e Costituzione”, praticamente la vecchia educazione civica.
Sono d’accordo. Su proposta dei ragazzi di AS Palermo, stiamo chiedendo al Ministro che le ore di questo insegnamento siano passate attraverso il volontariato, il servizio sociale, ecc…: mezzi questi che permettono una seria educazione alla cittadinanza più che ore di lezione frontale.
Tramite il secondo punto del decreto, invece, è reintrodotto il voto di condotta, che fa media con le altre materie. Verranno bocciati i ragazzi che otterranno un voto inferiore al 6.
In linea di principio, valutare i ragazzi anche in virtù del comportamento è una cosa giusta. Quello che Azione Studentesca fa notare è che questo strumento troppo spesso risulta un’arma in mano a professori faziosi e scorretti per punire ragazzi che magari non sono allineati con la linea ideologica del professore, o che si sono impegnati in manifestazioni ed attività studentesche. AS è quindi contraria al voto di condotta fino a che non sarà riformata la classe docente e finché non sarà creato un organismo provinciale di valutazione dei docenti. Chiediamo inoltre che vengano stabiliti parametri rigidissimi entro i quali circoscrivere l’utilizzo del 5 in condotta, per impedire un eccessiva discrezionalità da parte dei docenti nella bocciatura dei ragazzi per il comportamento.
Col terzo punto del decreto Gelmini, nella scuola elementare ritorna l’insegnante prevalente (non unico, ma prevalente!): come nel resto d’Europa (e in Italia fino a 15 anni fa) a seguire i bambini delle scuole elementari sarà un solo insegnante principale, affiancato da un maestro di religione e uno d’inglese.
Anche su questo si può essere d’accorso, a patto però che le economie risparmiate vengano reinvestite in servizi per gli studenti e soprattutto nell’edilizia scolastica.
Il quarto ed ultimo punto riguarda una vecchia battaglia di Azione Studentesca: il carolibri! Sarà infatti vietata, per cinque anni, la stampa delle “nuove edizioni” dei libri di testo, causa prima dell’aumento annuale del costo dei libri.
Finalmente! AS, che ogni anno organizza in molte zone d’Italia il “Mercatino del Libro Usato”, chiede da anni l’abolizione del libro di testo obbligatorio: bloccare le nuove edizioni è un primo passo in questa direzione, e comunque a favore di un minor costo dei libri di testo.
Un motto storico di Azione Giovani è “Essere, non apparire!”. Giustissimo in questo senso quindi l’uso del grembiule nelle scuole elementari, che educa i bambini a valutare gli altri in base a quello che sono e non alle apparenze, a stringere rapporti umani gli uni con gli altri, non sulla base di presunte disuguaglianze sociali basate sui soldi o sul modo di vestire del compagnetto di classe.
Si sta lavorando pure per introdurre delle “Classi ponte” per gi studenti immigrati che ancora non conoscono bene la nostra lingua o la nostra cultura. Penso questo sia giustissimo per favorire l’integrazione di questi bambini prima di poterli inserire nelle classi regolari dove così potranno partire ala pari con gli altri.
Bisogna anche combattere gli sprechi. Un professore in questi giorni mi ha detto: “tu hai mai chiesto al tuo preside di visionare il bilancio della tua scuola? Ci sono presidi e professori che guadagnano più dei soldi del proprio stipendio, con finti progetti messi in bilancio, ma mai realizzati nelle scuole”. Ecco perché certi prof hanno avallato gli scioperi degli studenti…
Passiamo all’università.
E’ evidente che in Finanziaria ci sono stati, almeno inizialmente dei tagli (legge 133). Anche se in misura nettamente inferiore a quanto è stato detto da questo pseudo movimento studentesco. Lamia posizione non può che essere contraria, se questi tagli saranno indiscriminati. Dobbiamo però avere coscienza che purtroppo il sistema economico mondiale è entrato in piena crisi, coinvolgendo anche l’Italia. Così come è vero che di raccomandazioni (il 30% dei docenti in Sicilia hanno lo stesso cognome!) e sprechi nel mondo studentesco ed universitario ce ne sono e anche troppi. Facciamo un esempio facile facile. un padre da una paghetta di 10 euro al figlio e questo figlio ha una tasca bucata per colpa della quale perde 5 euro di paghetta. Se anziché sprecare 5 euro a paghetta, il padre fa cucire la tasca dei pantaloni del figlio e gli riduce la paghetta a 7 euro, non ci guadagnano entrambi? Il padre risparmierà 3 euro e il figlio potrà spendere, meglio, 2 euro in più. Ecco, questo è quello che questo governo sta cercando di fare: tagliare questi sprechi.
Il punto più caldo riguardante l’Università è forse quello secondo cui esse potranno trasformarsi in Fondazioni. Tutti a gridare allo scandalo, contro una pseudo privatizzazione dell’Università. Ma così non è. Trasformandosi in Fondazioni, le università non diventano private, ma più semplicemente si aprono a collaborazioni coi privati. Quindi un privato può finanziare un progetto, può finanziare la ricerca, può acquistare spazi pubblicitari. E può farlo devolvendo all’Università dei soldi che altrimenti dovrebbe pagare allo Stato come tasse. Il privato è quindi invogliato ad investire nell’Università, pur restano a maggioranza pubblica. La sinistra fa finta di dimenticare, in questo caso, che il primo a teorizzare questa possibilità e ad indicarla come priorità fu proprio un famoso economista del PD.
Un secondo Decreto Gelmini sull’Università, approvato dal Consiglio dei Ministri a Novembre, ripone al centro della questione politica (per fortuna) il tema universitario. I punti rilevanti di questo decreto Gelmini, a mio parere, sono due: le risorse per gli studenti, la ricerca e i concorsi.
La prima di queste novità è rivoluzionaria: 135 milioni di euro in più per il fondo di finanziamento delle borse di studio consentirà di dare la borsa di studio a tutti gli aventi diritto, cioè a tutti gli studenti “meritevoli e privi di mezzi”. Chi conosce la storia di questo fondo sa che è l’incremento di risorse più forte di sempre. Questo intervento è rivoluzionario perché “ribalta” la logica del finanziamento del sistema universitario in quanto attualmente, uno studente capace e meritevole, ma privo di mezzi, non può scegliere in quale università andare a studiare, poiché molti di coloro che hanno diritto alla borsa di studio, poi non la ricevono per mancanza di mezzi. Ancor più vergognoso è che questa situazione sia “a macchia di leopardo”, cioè mentre in Lombardia, Piemonte, e altre (poche) Regioni tutti gli studenti idonei ricevono la borsa di studio, cosi non è nella maggior parte delle Regioni. In media, più del 20% degli idonei non riceve la borsa di studio per mancanza di fondi; ed in alcune Regioni del Meridione questa percentuale supera il 50%. Ecco perché un intervento che restituisca libertà di scelta a questi studenti deve essere accolto con grande piacere. Un ulteriore aspetto: chi aveva sollevato il tema dei tagli a questo fondo nelle scorse settimane? Tutti a preoccuparsi che il taglio dei fondi alle università avrebbe impedito di pagare gli stipendi, ma nessuno preoccupato per le borse di studio degli studenti. Oltre a queste risorse, sono stati stanziati ulteriori 65 milioni di euro per le residenze universitarie: anche questo è positivo per le ragioni di cui sopra, e perché queste risorse saranno utilizzate per finanziarie progetti già selezionati da una commissione qualificata nei mesi scorsi.
Infine, il tema della ricerca e dei concorsi. In generale, il provvedimento dice tre cose: che il blocco del turnover è mitigato (dal 20% al 50%), che la maggior parte dei nuovi posti (60%) deve essere destinato a giovani ricercatori, e che le nuove commissioni giudicatrici saranno sorteggiate anziché elette. In linea generale, le intenzioni sono buone, ed è positivo che si sia ridotto il blocco delle assunzioni che, sicuramente, è il punto da criticare dell’azione del Governo fino ad ora.
Ma l’aspetto più triste di questa vicenda è la strumentalizzazione politica. Si fa tanto un parlare tra noi studenti, del fatto che la politica debba stare fuori dalle scuole e del fenomeno del “baronato” nelle Università.
Tutti bravi a parlare, ma non ci siamo resi conto che questa contestazione è stata pilotata da una certa parte politica e da certi professori. Degli autorevoli sondaggi hanno infatti dimostrato che la maggioranza di chi ha scioperava non fosse in grado di illustrare il decreto Gelmini. E in ogni caso, non credo fosse il caso di fare tutto questo casino per un grembiule o per l’educazione civica né tanto meno sul controllo sui bilanci delle scuole e delle università, né tanto meno sul freno messo al carolibri!
Invece, in seguito alla legge si sono scatenate proteste da parte di professori e studenti di sinistra soprattutto contro il maestro unico (che diminuirà il numero di docenti, attualmente fra i più alti d’Europa, risparmiando un pò di soldi) e contro il voto di condotta. A seguito di queste manifestazioni Berlusconi ha dichiarato di voler impedire l’occupazione delle scuole attraverso l’uso delle forse dell’ordine. Sicuramente occupare non è legale ed è giusto che chi lo fa abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità (io per primo ai tempi della scuola fui denunciato dal mio Preside che poi ritirò la denuncia, ma mi tolse la gita del quinto anno), ma Azione Giovani si è espressa contro l’intento di Berlusconi, che rischia di demonizzare le proteste contrapponendo “gli studenti che vogliono studiare” ai manifestanti. Non si tratta di difendere le occupazioni (strumento di lotta che tra l’altro utilizzano anche i nostri ragazzi) ma dobbiamo ricordare che l’attività politica non può essere condannata in quanto tale: alle manifestazioni strumentalizzate dalla sinistra noi contrapponiamo le nostre manifestazioni contro lo strapotere dei docenti e per la centralità dello studente nel percorso formativo.
Per questo è necessario cavalcare la protesta in tutte le scuole spostandone però gli obiettivi: smascheriamo la sinistra che manifesta al fianco dei professori contro il governo e rovesciamo le proteste rivolgendole non contro la Gelmini ma contro la classe docente: impreparata, faziosa ed inadeguata a ricoprire un ruolo così delicato.
E’ una vergogna che in molte facoltà siano state sospese le lezioni, perché scioperare è un diritto non una imposizione dei professori, ed esiste pure il “Diritto allo studio” (per cui gli studenti universitari pagano almeno 98 euro solo nella prima rata!). A Catania durante i giorni della manifestazione, noi avevamo uno striscione “Non si fanno rivoluzioni a braccetto con i Baroni”.
La realtà è che la sinistra “post-sessantottina” è insorta perché la destra ha messole mani nella scuola e nell’Università, ovvero posti dove storicamente questi soggetti speculano politicamente da anni. Infatti agli studenti di destra è stato spesso e volentieri negato di partecipare ai dibattiti e alle manifestazioni. O sono stati aggrediti come a Pizza Navona a Roma. E non a caso ho visto ai cortei maestri e professori che portavano classi di ignari bambini a protestare: Vergogna!
Sempre a Catania qualcunaltro cantava: “Né rossi, né neri, ma liberi pensieri!”
Perché per fortuna non esiste solo la gioventù al soldo del “sessantotto”, dei baroni e della Cgil. Ma in Italia c’è un’altra gioventù, ignorata dalla disinformazione sessantottina, che vince e si afferma nelle scuole, nelle università, nelle piazze e nelle urne. La gioventù protagonista del cambiamento, che il 14 novembre scorso ha manifestato sotto il Ministero della Pubblica Istruzione a favore della Gelmini, che ha in questi giorni occupato simbolicamente le sedi della Cigl. Un altro passo verso la nuova contestazione inversa ed opposta al 68: le proteste di Azione Studentesca quindi si rivolgono contro lo strapotere dei professori e contro il voto di condotta, che vogliamo venga subordinato ad una riforma della classe docente e a rigidi criteri di applicazione a tutela degli studenti.
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