SUL MALESSERE DEI SICILIANI
Condividiamo le ragioni di fondo del malessere dei siciliani.
Esprimiamo solidarietà per il difficile momento che stanno
attraversando le nostre famiglie, i commercianti, gli autotrasportatori,
i lavoratori precari, i pescatori e gli agricoltori. Quest’anno nel comprensorio Calatino
a causa della troppa quantità di produzione e delle condizioni
climatiche, gli agrumi sono di pezzatura piccola e non potranno essere
commercializzati. Potrebbe essere una soluzione chiedere un impegno
della Regione per finanziare, come qualche anno fa, produzione e
spedizione di succhi in beneficenza a Paesi bisognosi. Abbiamo i costi di produzione più alti d'Europa. Nel frattempo però in Italia ogni anno entra frutta e verdura “taroccata” proveniente dall’estero, ma che si spaccia per prodotto italiano. In più quelli di una burocrazia pachidermica, della lottizzazione del potere, della non applicazione dello Statuto, dei trasporti e collegamenti stradali e dei prezzi della benzina
sono problemi storici della nostra terra. Il tutto acuito dalla crisi
internazionale e dall’instabilità politica regionale e nazionale.
Sicuramente infatti l’instabilità delle varie maggioranze di Lombardo
(che non ha saputo gestire i fondi dell’Unione Europea per l’agricoltura facendoli tornare a Bruxelles), e un governo “tecnico” nazionale che sta solo aumentando la pressione fiscale
in modo indiscriminato e insostenibile (aumento delle accise della
benzina, dell’IVA, dell’Irpef, la reintroduzione della vecchia ICI, ora
IMU, non solo per la prima casa ma anche per i terreni agricoli e le
costruzioni rurali) non aiutano di certo la nostra regione.
SULLA STRATEGIA E LA GESTIONE DELLA PROTESTA
Siamo
convinti che le Istituzioni dovrebbero sempre ascoltare le ragioni
della “piazza”, ma anche che in questo caso i manifestanti debbano far attenzione a non permettere strumentalizzazioni o infiltrazioni ambigue
e a non far pagare al popolo il prezzo di questa protesta, insomma
senza gravare sui già profondi problemi e sull’economia dell’isola.
Certo, noi organizziamo da tempo manifestazioni a partire dalle scuole e dalle università e ci rendiamo conto che in piazza c’è tanta gente in buona fede che se oggi ha deciso di dire basta, merita rispetto e risposte.
Abbiamo sempre detto che preferiamo vedere la nostra gente in piazza a
rivendicare i propri diritti rispetto a chi se ne infischia o chi
preferisce limitarsi a riempirsi la bocca della parola rivoluzione
comodamente da casa, dietro una tastiera su un blog o un social-network.
E che quindi chi si sente di protestare e scendere in piazza in maniera
libera, propositiva e costruttiva è giusto che lo faccia.
Procediamo però con cautela,
perché sarà importante chiarire chi sta davvero dietro ai Forconi, se
c’è qualcuno che tenta di speculare sul malcontento della gente alle
loro spalle, manovra i fili, giostra o finanzia la protesta. Inoltre se
non si fissano degli obbiettivi concreti ed una strategia seria, il
forcone rischia di trasformarsi in un cappio al collo per i siciliani.
Già diversi commercianti non sanno come comportarsi, se aprire le loro
attività o meno, e le famiglie hanno paura di rimanere senza beni di
prima necessità. Proprio per questo, non siamo convinti che il disagio dei nostri conterranei possa alleviarsi contribuendo ad affamarli
mentre le dispense del sistema, degli speculatori, dei banchieri e dei
cattivi politici sono piene. E’ verso di loro e verso Roma che bisogna
dirottare la protesta, piuttosto che bloccare le nostre attività o le
nostre esportazioni.
Bisogna inoltre evitare derive anti-italiane,
anche perché per avere delle risposte concrete basterebbe semplicemente
iniziare a rivendicare l’applicazione del nostro Statuto speciale (e
non certo scinderci dalla nostra Patria: l’Italia). Cosa che non hanno
mai realmente fatto e che non sono in grado di fare quei partiti che
speculano sui bisogni della gente e che si mascherano dietro bandiere
autonomiste.
SULLA REAZIONE DEI MEDIA
E’ strana però la scarsa considerazione dei media:
diversi giornali regalavano titoloni se un membro del precedente
governo nazionale veniva fischiato anche da un singolo contestatore,
mentre per Monti o Lombardo si comportano diversamente.
SUL DOPO-MANIFESTAZIONI. COME ANDARE OLTRE NEL QUOTIDIANO
Inoltre questa protesta diventerà del tutto inutile se non si riuscirà ad andare oltre. La rivoluzione deve essere culturale.
Perché la vera rivoluzione si fa nel quotidiano, portando ogni giorno
valori e comportamenti migliori, ognuno nel proprio ambito: sul posto di
lavoro piuttosto che a scuola o all’università. Ma soprattutto è
necessario scegliere meglio i propri rappresentanti e avere il coraggio di spezzare le catene del clientelismo per non alimentare e legittimare noi stessi un sistema marcio e ingiusto contro cui poi protestiamo. E’ necessario denunciare i corrotti e le ingiustizie, non svendere la nostra dignità e il nostro voto
per una promessa di raccomandazione o una busta della spesa. Perché
come diceva Paolo Borsellino: «Il cambiamento si fa dentro la cabina
elettorale con la matita in mano. Quella matita più forte di qualsiasi
arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello».
E’
fondamentale smettere di concepire le segreterie politiche come degli
uffici di collocamento. Dobbiamo capire che non è la politica a fare
schifo, ma solo alcuni politici che si approfittano dei nostri bisogni
(a cui però in molti continuano a dare il proprio voto). La politica,
per i cittadini, non deve essere la ricerca di una raccomandazione o,
per un politico, la ricerca di una poltrona. Politica per noi vuol dire
credere in qualcosa e avere lo strumento per cercare di costruire e
concretizzare quel qualcosa. Vuol dire avere la forza di lavorare
unicamente per qualcosa di pulito e non per un interesse personale o di
parte. Non bisogna farsi ingannare perché, anche se ci sono dei politici
non all’altezza del loro compito, la politica pulita e la militanza quotidiana restano il più grande e straordinario strumento
se davvero ci si vuole rimboccare le maniche per misurarsi con la
propria realtà e con la capacità di incidere sulla propria comunità o
sulla società in generale. Allo stesso tempo la politica deve fare la propria parte per recuperare credibilità
e tornare a significare interessarsi dei problemi della collettività.
Per noi lo è ed è per questo che la riteniamo la miglior forma di
impegno civile e sociale che esista. Lo abbiamo sempre fatto
prima, lo facciamo oggi e continueremo a farlo sempre con coerenza
domani, aldilà dei “forconi” di turno.
GIORDANO SOTTOSANTI (Coordinatore GI Calatino - Ramacca)
GIUSEPPE AMENTA (Militello in Val di Catania)
SALVO ROMEO (Caltagirone)
GIUSEPPE FERRARO (Palagonia)
GAETANO AGOSTA (Vizzini)
RICCARDO FAVARA (Consigliere Comunale Mineo)
GIANCARLO GIANDINOTO (Assessore Grammichele)
NINO AMARU' (Consigliere Comunale Grammichele)
GIANLUCA COSENTINO (Scordia)
PIERLUCA TORRISI (Castel di Iudica)
Nessun commento:
Posta un commento