La CASA è un qualcosa che non sarebbe giusto, in via di principio, che venisse considerata un bene di mercato. La CASA rientra tra i bisogni primari dell’uomo.
Il fenomeno dell’emergenza abitativa non riguarda solo coloro che si trovano attualmente senza una fissa dimora o sotto provvedimento di sfratto esecutivo. Tra le categorie più investite da questo problema ci sono i giovani. Acquistare una casa è diventata una vera e propria impresa! Per il giovane che intende realizzare una propria indipendenza e crearsi una famiglia, l’acquisto della casa è l’ostacolo più duro da oltrepassare : lo spettro dei 30 o 40 anni di mutuo sulle spalle o di tassi di interesse ai limiti dell’usura, scoraggiano molti a compiere il passo verso l’indipendenza dai genitori. Per anni si è cercato cioè di far passare il messaggio che l’emergenza abitativa fosse frutto della mancanza di alloggi. Gli enti locali si sono fatti carico di realizzare alloggi a basso costo: le cosiddette “CASE POPOLARI”. Queste vengono assegnate, sulla base di graduatorie stilate su parametri quali il numero di concorrenti al nucleo familiare, la salute di questi ed il reddito. Ma siamo sicuri che sia questa la direzione giusta per superare il problema dell’emergenza abitativa? La risposta è semplice: ASSOLUTAMENTE NO! Con questo sistema, l’ente proprietario delle “case popolari” va ad assegnare un alloggio alle famiglie collocate ai primi posti di queste graduatorie, le quali inizieranno a pagare un affitto che le accompagnerà per tutta la durata della loro permanenza nell’abitazione. E se un giorno l’ente proprietario degli immobili decidesse di vendere una parte di questi alloggi? Alle famiglie residenti verrebbe concesso solo il “diritto di prelazione”: ovvero prima di vendere una di queste case a terzi, ne verrebbe proposto loro l’acquisto. Ma se una famiglia non dovesse avere il denaro necessario all’acquisto della casa? Ecco che a questo punto le strade diventano due: rinunciare al “diritto di prelazione” ed attendere che i futuri proprietari della casa mettano in atto un provvedimento di sfratto, oppure ricorrere ad un mutuo bancario accettando tacitamente di diventare per 20 o 30 anni, schiavi di una banca e di un tasso d’interesse. Questo è ciò che si nasconde dietro alla trappola del “diritto alla casa”. Pagare per decenni una rata d’affitto per ritrovarsi poi, magari alle soglie dell’anzianità, nuovamente in mezzo ad una strada o imbrigliati nelle grinfie finanziarie degli istituti di credito. Chi ha predicato fino ad oggi il “diritto alla casa” non ha mai proposto una reale soluzione al problema dell’emergenza abitativa, la quale può essere definitivamente sconfitta solo percorrendo la strada che porta al “Diritto alla PROPRIETA’ della casa”. L’unica vera alternativa al sistema assistenziale delle “case popolari” risiede in quello che abbiamo chiamato: “Riscatto della Proprietà”, partendo da un esperimento messo in atto a Roma, nel quartiere Esquilino, qualche anno fa. In poche parole le famiglie attualmente assegnatarie di un alloggio in regime di “case popolari” continuerebbero a pagare il canone mensile, il quale però non sarà più una rata di affitto a fondo perduto, ma quando una famiglia avrà versato all’ente proprietario delle “case popolari” una somma di denaro equivalente al valore dell’immobile, automaticamente diventerà proprietaria di esso. In questo modo tutte le famiglie che oggi vivono nelle “case popolari” con la prospettiva di un affitto mensile da pagare per tutta la vita, diverranno PROPRIETARIE di una casa! Una volta incassati i fondi economici derivanti dal riscatto delle già esistenti “case popolari” gli enti locali competenti in materia di politiche abitative, provvederanno all’acquisizione di terreni di proprietà demaniali sulle quali edificare i nuovi alloggi. Questi saranno nuovamente assegnati col sistema delle graduatorie ad altre famiglie che ripartiranno dalla fase del riscatto dell’immobile attraverso le rate di canone mensile. Quindi una volta a regime il progetto si sosterrà quasi autonomamente (l’esborso di competenza di regioni e comuni sarebbe comunque minore di quanto attualmente investito per la realizzazione delle attuali “case popolari”) Oltre al progetto del “riscatto della proprietà”, la proposta “Azione Casa” prevede un’ulteriore forma di aiuto per coloro che, pur non rientrando nelle graduatorie dei destinatari di “alloggi popolari” si trovino comunque in difficoltà di fronte al prospettarsi dell’acquisto di una prima casa. Tra questi, principalmente, vi sono giovani e coppie di neo-sposi. “Azione Casa” prevede quindi che sia consentito, attraverso un apposito provvedimento legislativo, l’accensione di mutui a tasso zero per i primi cinque anni - e a tasso agevolato per gli anni successivi - da parte delle giovani famiglie che intendano acquistare la prima casa. Il progetto del “Riscatto della Proprietà” non è un utopia. E’ già inserito nel “Piano Casa” del Governo anche se va ancora definito meglio e perfezionato. Non resterebbe che saperlo attuare...
Il fenomeno dell’emergenza abitativa non riguarda solo coloro che si trovano attualmente senza una fissa dimora o sotto provvedimento di sfratto esecutivo. Tra le categorie più investite da questo problema ci sono i giovani. Acquistare una casa è diventata una vera e propria impresa! Per il giovane che intende realizzare una propria indipendenza e crearsi una famiglia, l’acquisto della casa è l’ostacolo più duro da oltrepassare : lo spettro dei 30 o 40 anni di mutuo sulle spalle o di tassi di interesse ai limiti dell’usura, scoraggiano molti a compiere il passo verso l’indipendenza dai genitori. Per anni si è cercato cioè di far passare il messaggio che l’emergenza abitativa fosse frutto della mancanza di alloggi. Gli enti locali si sono fatti carico di realizzare alloggi a basso costo: le cosiddette “CASE POPOLARI”. Queste vengono assegnate, sulla base di graduatorie stilate su parametri quali il numero di concorrenti al nucleo familiare, la salute di questi ed il reddito. Ma siamo sicuri che sia questa la direzione giusta per superare il problema dell’emergenza abitativa? La risposta è semplice: ASSOLUTAMENTE NO! Con questo sistema, l’ente proprietario delle “case popolari” va ad assegnare un alloggio alle famiglie collocate ai primi posti di queste graduatorie, le quali inizieranno a pagare un affitto che le accompagnerà per tutta la durata della loro permanenza nell’abitazione. E se un giorno l’ente proprietario degli immobili decidesse di vendere una parte di questi alloggi? Alle famiglie residenti verrebbe concesso solo il “diritto di prelazione”: ovvero prima di vendere una di queste case a terzi, ne verrebbe proposto loro l’acquisto. Ma se una famiglia non dovesse avere il denaro necessario all’acquisto della casa? Ecco che a questo punto le strade diventano due: rinunciare al “diritto di prelazione” ed attendere che i futuri proprietari della casa mettano in atto un provvedimento di sfratto, oppure ricorrere ad un mutuo bancario accettando tacitamente di diventare per 20 o 30 anni, schiavi di una banca e di un tasso d’interesse. Questo è ciò che si nasconde dietro alla trappola del “diritto alla casa”. Pagare per decenni una rata d’affitto per ritrovarsi poi, magari alle soglie dell’anzianità, nuovamente in mezzo ad una strada o imbrigliati nelle grinfie finanziarie degli istituti di credito. Chi ha predicato fino ad oggi il “diritto alla casa” non ha mai proposto una reale soluzione al problema dell’emergenza abitativa, la quale può essere definitivamente sconfitta solo percorrendo la strada che porta al “Diritto alla PROPRIETA’ della casa”. L’unica vera alternativa al sistema assistenziale delle “case popolari” risiede in quello che abbiamo chiamato: “Riscatto della Proprietà”, partendo da un esperimento messo in atto a Roma, nel quartiere Esquilino, qualche anno fa. In poche parole le famiglie attualmente assegnatarie di un alloggio in regime di “case popolari” continuerebbero a pagare il canone mensile, il quale però non sarà più una rata di affitto a fondo perduto, ma quando una famiglia avrà versato all’ente proprietario delle “case popolari” una somma di denaro equivalente al valore dell’immobile, automaticamente diventerà proprietaria di esso. In questo modo tutte le famiglie che oggi vivono nelle “case popolari” con la prospettiva di un affitto mensile da pagare per tutta la vita, diverranno PROPRIETARIE di una casa! Una volta incassati i fondi economici derivanti dal riscatto delle già esistenti “case popolari” gli enti locali competenti in materia di politiche abitative, provvederanno all’acquisizione di terreni di proprietà demaniali sulle quali edificare i nuovi alloggi. Questi saranno nuovamente assegnati col sistema delle graduatorie ad altre famiglie che ripartiranno dalla fase del riscatto dell’immobile attraverso le rate di canone mensile. Quindi una volta a regime il progetto si sosterrà quasi autonomamente (l’esborso di competenza di regioni e comuni sarebbe comunque minore di quanto attualmente investito per la realizzazione delle attuali “case popolari”) Oltre al progetto del “riscatto della proprietà”, la proposta “Azione Casa” prevede un’ulteriore forma di aiuto per coloro che, pur non rientrando nelle graduatorie dei destinatari di “alloggi popolari” si trovino comunque in difficoltà di fronte al prospettarsi dell’acquisto di una prima casa. Tra questi, principalmente, vi sono giovani e coppie di neo-sposi. “Azione Casa” prevede quindi che sia consentito, attraverso un apposito provvedimento legislativo, l’accensione di mutui a tasso zero per i primi cinque anni - e a tasso agevolato per gli anni successivi - da parte delle giovani famiglie che intendano acquistare la prima casa. Il progetto del “Riscatto della Proprietà” non è un utopia. E’ già inserito nel “Piano Casa” del Governo anche se va ancora definito meglio e perfezionato. Non resterebbe che saperlo attuare...
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